La terapia cognitivo comportamentale per la coppia

Dati recenti mostrano come il 43% delle coppie divorzi entro i primi 15 anni di matrimonio e come la probabilità aumenti in caso di seconde nozze: circa le metà dei colloqui presso gli studi di psicoterapia sono richiesti per problemi di coppia o familiari. Attualmente, la terapia cognitivo comportamentale che tipo di approccio offre? E con quali risultati?

Le applicazioni della terapia cognitivo-comportamentale ai problemi relazionali di coppia sono state introdotte quasi 50 anni fa nei primi scritti di Albert Ellis concernenti l’importanza che i pensieri ricoprono nei problemi coniugali: si verifica una disfunzione relazionale quando le persone hanno credenze irrazionali riguardo al proprio partner e alla propria relazione e esprimono valutazioni negative su di essi. I metodi consolidati di assessment e di intervento cognitivo derivati dalla terapia individuale sono stati adattati dai terapeuti cognitivo-comportamentali per essere utilizzati nella terapia di coppia: incrementare le competenze dei partner nell’identificare e modificare i propri pensieri disfunzionali e le capacità di comunicazione e di risoluzione costruttiva dei problemi ((Baucom e Epstein, 1990).
Gli obiettivi della terapia cognitivo-comportamenale di coppia possono essere sintetizzati in alcuni punti:
 aiutare i singoli partner ad accettare l’altro e le caratteristiche uniche della loro relazione (ciò comporta un lavoro di apprendimento e sviluppo a livello individuale);
 aumentare la consapevolezza delle dinamiche di interazioni ricorrenti nella coppia e dei loro effetti per la soddisfazione reciproca;
 aumentare la disposizione e la capacità a valorizzarsi, sostenersi e gratificarsi vicendevolmente;
 migliorare le capacità comunicative e la gestione dei conflitti.
I problemi di coppia iniziano quando dall’innamoramento (se c’è stato) si passa alla “fase di transizione”.
In questa fase l’eccitamento di conoscere a fondo la nuova persona e la passione dei rapporti sessuali diminuiscono o svaniscono (dopo alcuni mesi o alcuni anni), mentre i sentimenti divengono basati su una valutazione più realistica del partner. Si iniziano a percepire i difetti dell’altro, i due partner non si sentono più corrisposti nel soddisfacimento dei loro desideri e bisogni, iniziano ad affiorare le differenze. Tutto questo coglie emotivamente impreparata la coppia, che inizia ad interrogarsi sull’opportunità di continuare una relazione sempre più deludente.
I conflitti iniziano ad emergere perché ciascuno cerca di forzare l’altro a corrispondere maggiormente ai propri desideri e ne mette alla prova l’amore. Sono motivi di conflitto il disaccordo sui valori personali, le dinamiche di potere, i problemi organizzativi e di comunicazione (Lo Iacono, 1999).
In tale ottica il terapeuta è come un allenatore che favorisce l’acquisizione e lo sviluppo di queste abilità che i pazienti utilizzeranno nel processo terapeutico e in future discussioni. In generale ciò significa insegnare ai membri di una coppia o ai componenti di una famiglia nuovi modi di comunicare, di risolvere problemi e di affrontare le modificazioni del sistema familiare. (Dattilio, 2010).